Amina Narimi
- 03/01/2018 22:08:00
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Cara Edi, ho faticato a leggere questa tua poesia perché un occhio, dal primo verso, è scivolato involontariamente allultimo, al "richiamo" del corsivo.. Uno scossone per risalire la nebbia, che si è innalzata amara e delicata, e scendere ancora tra quelle braccia, dove rimanere Ti stringo
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Edi Davoli
- 03/01/2018 19:08:00
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Carissimo Arcangelo, sempre ineccepibile la tua lettura! La morte di un figlio è un argomento molto delicato, come hai scritto. Ho voluto affrontare questo tipo di dolore come se le sensazioni potenti di sofferenza fossero ancora ovattate in una nebbia che sale dal cuore. Un affettuoso abbraccio!
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Arcangelo Galante
- 03/01/2018 18:58:00
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La nebbia, a volte, è davvero fatale. Trasforma ogni cosa, avvolgendola, incupendo il tutto, luoghi, persone e situazioni. L’incipit è la chiusa rimandano, purtroppo ad un avvenimento non felice col destino: quello che doveva essere un brutto sogno, purtroppo non si sposava con la realtà. L’abbraccio finale è di quelli che straziano il cuore, soprattutto nel far comprendere quanto sia difficile l’essenza della vita stessa, una volta giunta al suo termine, naturale o meno. Mi ha emozionato sinceramente, quest’opera, perché ritengo non sia facile affrontare argomenti delicati che, per quanto non lo si desideri pensare, ahimè, risultano quasi sempre non comprensibili, nella specificità di un umano sentire, scaturito in circostante peculiari della propria esistenza. Con affetto, ti saluto, cara Edi. :-)
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